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Le APPs riconoscono il loro fondamento teorico nella Psicologia Individuale, fondata da Alfred Adler nel 1911.
La Psicologia Individuale fa parte, come noto, delle cosiddette “psicologie del profondo” (Psicoanalisi, Psicologia Analitica, Psicologia dell’Io e del Sé, ed altre) e sottolinea in particolar modo gli aspetti interpersonali, intersoggettivi e culturali del rapporto tra terapeuta e paziente.
L’impostazione della Psicologia Individuale precorre molti degli sviluppi odierni di altri modelli teorici, risultando coerente con le più attuali acquisizioni nell'ambito delle neuroscienze.

La Psicologia Individuale si fonda su tre paradigmi teorici [1]:
 
L'unità psico-somatica dell’individuo
Tutti gli individui sperimentano un sentimento inconscio di inferiorità, che è radicato ed espresso sia nei tratti biologici del temperamento, sia nei tratti psico-sociali del carattere.
Gli individui cercano di affrontarlo attraverso compensazioni psichiche o somatiche, secondo due diverse modalità: aumentando le proprie competenze (aspirazione alla supremazia) o le proprie capacità di inclusione e cooperazione (sentimento sociale) o utilizzando entrambe.

La regolazione del Sè

La possibilità dell’individuo di costruire, fin dalla più tenera età, una coerente immagine di sé ed un’identità stabile è legata al soddisfacimento dei bisogni di amore e tenerezza primaria da parte dei genitori.
L'individuo sviluppa le proprie strategie consce ed inconsce per affrontare le difficoltà della vita coerentemente con l'immagine che ha sviluppato di sé.
Lo Stile di Vita, unico ed irripetibile, descrive il modo specifico in cui reagisce e si adatta agli eventi della vita ed ai propri vissuti interiori.
 
I moduli di legame
Il senso psicologico delle manifestazioni umane non può prescindere dalle interazioni che ogni individuo ha con in suoi simili.
Inoltre, le modalità con cui si svolgono queste relazioni significative vengono registrate e interiorizzate, anche inconsciamente, costituendo delle “immagini guida” per orientarsi nella vita (finzioni).
In questo senso, i moduli di legame rappresentano anche il simbolico “fil rouge” che collega gli elementi dello stile di vita, siano essi in sintonia o in contrasto tra loro.  
 
Le APPs sono psicoterapie basate su una lettura psicopatologico-dinamica della patologia, specificatamente orientate secondo il riconoscimento di diversi Livelli di Funzionamento Psicopatologico del paziente (PFL) [2].
La diagnosi categoriale, basata su un assessment esclusivamente sintomatologico, non fornisce, infatti, indicazioni sufficienti ad orientare  il progetto clinico e l'impostazione tecnica della psicoterapia; è invece indispensabile una valutazione degli elementi disfunzionali che sottendono il disturbo.
La Psychopatological Functioning Levels Rating Scale (PFL-RS) si pone come strumento teso ad individuare, su 7 livelli di gravità, il funzionamento del paziente in 5 aree:
Identità (ID), ovvero l'individuazione di aspetti di deficit della struttura primaria del sé e/o di disregolazioni conflittuali;
Comprensione (CO), ovvero differenti capacità di mentalizzazione e di orientare l'attenzione esecutiva in senso progettuale;
Emozioni Negative (EM), ovvero la qualità, la differenziazione, la stabilità e la rispondenza delle emozioni negative;
Azione – Regolazione dei comportamenti (AR), ovvero la rilevazione di eventuali tendenze all'inibizione comportamentale o all'impulsività  auto/eterodiretta, e la tendenza ad agire i vissuti psichici;
Competenze sociali (SS), ovvero le problematiche inerenti la qualità e la costanza delle relazioni sociali e le difficoltà a modulare la distanza relazionale.

La possibilità di individuare i punti di forza e le aree di maggiore disfunzionalità del paziente consente di modulare gli interventi terapeutici "su misura" del paziente. Gli obiettivi clinici sono rivolti a modificare non solo i sintomi, ma anche aspetti significativi del funzionamento del paziente, sostenendo e rinforzando nel contempo le risorse più adattive del paziente.

Il modello delle APPs prevede quindi la possibilità di impostare trattamenti con setting differenziati, senza limiti di tempo oppure a tempo limitato.
 
Gli interventi a tempo limitato sono codificati in moduli di 10, 15 o 24 sedute con cadenza settimanale (B-APP: Brief Adlerian Psychodynamic Psychotherapy [1]) oppure in moduli sequenziali di 40 sedute con cadenza settimanale (SB-APP: Sequential Brief Adlerian Psychodynamic Psychotherapy [3]), particolarmente fruibili nel contesto dei servizi pubblici, ambulatoriali o anche residenziali.

Circa l'utilizzo delle APPs a tempo limitato, sussistono evidenze di efficacia nel trattamento dei disturbi d'ansia e dei disturbi minori dell'umore [4,5] dei disturbi del comportamento alimentare [6, 7, 8, 9, 10], dei disturbi di personalità [11].
 
 

1) Fassino S, Amianto F, Ferrero A. (2008): Brief Adlerian psychodynamic psychotherapy: theoretical issues and process indicators. Panminerva Med. 50(2):165–75
2) Ferrero A., Simonelli B., Fassina S., Cairo E., Abbate-Daga G., Marzola E., Fassino S.(2016): Psychopathological Functioning Levels (PFLs) and their possible relevance in psychiatric treatments: a qualitative research project. BMC Psychiatry, 16:253
Ferrero, A., Simonelli, B. (2006): Sequential Brief-Adlerian Psychodynamic Psychotherapy (SB-APP): psicoterapia time-limited per pazienti con organizzazione borderline di personalità. 3) Riv. Psicol. Indiv., 59, 13-38.
4) Ferrero, A., Pierò, A., Fassina, S., Massola, T., Lanteri, A., Abbate Daga, G., Fassino, S. (2007): A 12 month comparison of brief psychodynamic psychotherapy and pharmacotherapy treatment in subjects with generalized anxiety disorders in a community setting. Eur. Psychiatry, 22 (8):530-539.
5) Bovero, A., Torta, R., Ferrero, A.(2006): A New Approach on Oncological Pain in Depressed patients: Data From a Clinical Study Using Brief Adlerian Psychodynamic Psychotherapy. Psycho-Oncology 15 (Supp.2), S182-183.
6) Fassino, S., Abbate Daga, G., Amianto, F., Leombruni, P., Fornas, B., Garzaro, L., D’Ambrosio, A., Rovera, G.G. (2001): Outcome predictors in anorectic patients after 6 months of multimodal treatment. Psychother. Psychosom., 70, 201-208.
7) Fassino, S., Abbate Daga, G., Amianto, F., Leombruni, P., Garzaro, L., Rovera, G.G. (2001): Non-responder anorectic patients after six months of multimodal treatment. Predictors of outcome. Eur. Psychiatry, 16, 466-473.
8) Fassino, S., Abbate Daga, G., Pierò, A., Rovera, G.G. (2002): Dropout from brief psychotherapy in anorexia nervosa. Psychother. Psychosom., 71, 200-206.
9) Fassino S., Abbate Daga, G., Pierò, A., Leombruni, P., Rovera, G.G. (2003): Predictors of dropout from brief psychotherapy for bulimia nervosa. Psychother. Psychosom., 72, 203-210.
10) Fassino, S., Abbate Daga, G., Delsedime, N., Busso, F., Pierò, A., Rovera, G.G. (2005): Baseline personality characteristic of responders to brief psychotherapy in eating disorders. Eat. Weight Disord., 1, 1-11.
11) Amianto, F. & Ferrero, A., Pierò, A., Cairo, E., Rocca, G., Simonelli, B., Fassina, S., Abbate Daga, G., Fassino, S. (2011): Supervised Team Management, with or without Structured Psychotherapy, in Heavy Users of a Mental Health Service with Borderline Personality Disorder: a Two-Year Follow-up Preliminary Randomized Study, BMC Psychiatry, 11: 181-195.